mercoledì 25 agosto 2010

Il linguaggio degli occhi

Nadia Cilia, psicologa analista, scrive in un articolo:
Gli occhi costituiscono uno dei più importanti mezzi di comunicazione: possono esprimere amore, odio, gelosia, curiosità, paura; persino meglio delle parole.
Mi rendo conto, purtroppo, che nelle grandi città come Milano, il non guardare costituisce spesso una difesa: “Gli abitanti delle grandi città imparano alla svelta che non si deve guardare”. Mai stabilire un contatto visivo con uno che ti chiede l’elemosina o che ti vuole vendere fiori o qualcos’altro, altrimenti “non te lo scolli più” fino a quando non gli dai qualcosa; (tipico es. del ns. quotidiano la lotta ai lavavetri); evita lo sguardo di un estraneo in difficoltà, altrimenti ti puoi sentire obbligato ad aiutarlo; non guardare uno che ti fissa altrimenti potresti mettere in pericolo la tua vita etc etc... E così, a poco a poco, ci si abitua a non guardare, a nascondere lo sguardo...
Condivido in pieno questa deduzione, ossia che il non guardare gli estranei negli occhi sia ormai un comportamento ben radicato nella nostra società. C'è da dire però che in molte culture, sia in passato che attualmente, stabilire un contatto visivo (sopratutto con chi non si conosce) viene percepito come un atto di maleducazione.
Ma perchè si dà così tanta importanza al (non) guardare? Perchè senza chiedere il permesso si stabilisce un contatto diretto in cui ci si mette alla pari; é apertura. Con gli occhi è possibile entrare nell'anima di una persona, di capire quello che questa non riesce, non può, o non vuole dichiarare. Attraverso gli occhi è possibile abbattere quella spessa barriera che maschera l'intimità dell'animo umano. Le persone magari non ci pensano, ma è proprio per questo che si evita di guardare chi ti chiede l'elemosina, perchè non si vuole instaurare un contatto, tanto meno far intendere un'apertura da parte nostra o che si è disposti ad entrare in rapporto per ad ascoltare richieste (come l'elemosina) o offerte (come i venditori ambulanti o i lavavetri).
L'estate sta finendo e tutti noi sappiamo quanto insistono certi venditori ambulanti che lavorano nelle spiagge affollate. Spesso ci troviamo a dover ripetere i nostri educati ma convinti "No, grazie". Avete mai notato che questo, il più delle volte, capita proprio quando ci rivolgiamo al venditore guardandolo? O magari guardando i prodotti che vendono, quindi in un certo senso mostrando interesse verso qualcosa che loro hanno (anche questo crea contatto). Un NO senza nemmeno dare la possibilità, attraverso lo sguardo, di un avvicinamento è molto più efficace. Questa è una triste realtà però dimostra come i messaggi ricevuti non dipendano dalle parole quanto dai segnali non verbali utilizzati.

2 commenti:

  1. Belllissimo post! Complimenti! :-) Anzi bellissimo blog complimentisssimi...

    Molto molto interessante..

    Mi hai fatto venire una cosa, sugli occhi, anzi sull'espressione degli occhi:
    Guarda questo link: cè un immagine che ha fatto il giro del mondo per la capacità del tecnico di produrre un efficiente fotomontaggio (invecchiamento).
    Ma oltre un ottima capacità dell'autore di utilizzare PS e capacitàmpersonali, secondo me c'è lo sguardo della donna (che mi pare quasi una zingara, o una
    che fa le elemosina) e che per la prima volta ci guarda dritto negli occhi.
    Ecco il contatto visivo di cui parli te..
    Per me, se non viaggio troppo con la fantasia, nell'immaginario collettivo, se questa immagine è diventata molto famosa è perchè:
    Da un lato vedo una donna serva, dall'altro una donna prostituta:

    http://www.claudiocaprara.it/mediamanager/sys.user/38949/Immagine%20ragazza%20africana%20prima%20e%20dopo%20l%27uso%20di%20Photoshop.jpg

    Marta Mazzucco

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  2. Grazie mille Marta sia per il complimento sia per il link! Sto osservando proprio ora la foto di cui parli. L'autore è stato davvero bravo! :) Comunque, nella foto di destra non riesco a vedere lo sguardo da prostituta che hai notato tu, certo è che ognuno poi, di fronte a qualuncque cosa, porta a galla immagini mentali diverse e ciò fa sì che le reazioni non siano uguali per tutti.
    Posso dire che uno sguardo come quello nella foto in versione originale non si incontra spesso nella vita di ogni giorno, proprio per quanto ho scritto nel post. Sto pensando che è più facile vedere questi occhi nei documentari, reportage fotografici, servizi dei vari TG, etc... quando però questi sono ambientati nel paese d'origine delle persone immortalate. Non ci è dato sapere quale sia l'ambiente in cui è avvenuto lo scatto e se la donna sia una zingara o un'indigena del posto. Rimane il fatto che questi occhi sono quelli che QUI spesso si evitano.

    Ti ringrazio di cuore per la riflessione.=)
    Claudia

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